DIMORA DELPRETE - RESIDENZA D'EPOCA - telefono: +39 0865 900159 - mobile: +39 3201970865 - indirizzo: via Cristo 49, Venafro (Molise)

alla scoperta del Molise...

idee per avventurarsi alla scoperta della regione più sconosciuta d'Italia
25 Mar

Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso

Il Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso si trova ai piedi del Monte Patalecchia, a circa 40 minuti di distanza dalla Dimora del Prete di Belmonte.

La slanciata struttura neogotica e il bianco delle pietre fanno emergere la chiesa dal verde dei boschi circostanti e catturano lo sguardo dei visitatori.
Tutto l’ornato della facciata è opera di artisti della pietra locale, i fratelli Chiocchio di Oratino e i fratelli Pasquini di Pietrasanta. Le porte, maestose, in bronzo sono un inno di mariologia. Al di sopra dei portali tre mosaici rappresentano le tappe più significative di Maria: l’annunciazione, la crocifissione del Cristo e l’incoronazione di Maria unita al Figlio, opera della ditta Ferreri e Bacci di Pietrasanta.

Progettato in stile neogotico da Francesco Gualandi di Bologna, il Santuario è un inno a Maria e al Molise. Interamente scolpito in pietra locale, la prima pietra viene posata il 22 settembre 1890 e la consacrazione avviene il 21 settembre del 1975. una gestazione lunga e difficile! Il Santuario sorge a pochi metri dall’antico tratturo percorso da pastori e pellegrini incastonato tra il verde dei boschi. Salendo fino alla cappella delle apparizioni si nota il significato progettuale, teso ad esaltare la sofferenza “offerente” di Maria. La pianta del tempio simboleggia un cuore trafitto da sette spade. Colpisce il visitatore il percorso che conduce al Santuario. Lungo il viale, in un cammino di riflessione due suggestivi angeli, Michele e Gabriele, sono posti al limite del parcheggio e ricordano l’attegiamento in cui deve porsi il pellegrino. Una gigantesca pietra richiama al paganesimo e al senso del sacrificio incarnatosi poi in Cristo, per portare a compimento la rivelazione. In alto spiccano tra croci, a significare la salvezza che passa attraverso la sofferenza, annunciata con le parole di Paolo all’Aeropago, che si leggono in una stele. Incontriamo poi, sul piazzale antistante, un altare, di 80 quintali in cui Giovanni Paolo II in visita al Santuario celebrò l’eucarestia il 19 marzo 1995 e dietro un bronzo raffigurante l’Assunta, dono del 50° anniversario di Sacerdozio di Mons. Ettore Di Filippo, Vescovo emerito di Campobasso-Bojano. Che tanto ha contribuito alla diffusione del messaggio mariano. Così corroborati da tanta teologia si può contemplare l’esterno del Santuario.

IL PAESE E IL CENTRO STORICO

Attraverso Porta del Parco, l’unica delle tre porte originarie ancora esistente, si accede al centro storico, un chiaro esempio di borgo medievale costituito da stretti “vichi, antichi caseggiati in pietra, minuscole piazze, la grande Chiesa parrocchiale di San Martino e il Palazzo Marchesale. L’attuale centro abitato del paese e’ identificabile con il “Colle Petroso”, nome che si incontra per la prima volta in un documento del 9 maggio 964, in cui il Principe Pandolfo Capodiferro assegna i confini della contea di Isernia e ne delimita il confine ad Est, a Colle Penoso.

Questa dimostra che a quel tempo il castello, “castrum”, non era stato ancora edificato. Il luogo fu fortificato successivamente, sempre nel periodo longobardo, con la costruzione del castello che dal luogo prese il nome. Ciò è attestato da una pergamena custodita nell’archivio di Montecassino, datata 1011, in cui si legge della donazione di due chiese, S. Cristoforo e S. Salvatore, ubicate nel territorio di “Castrum Petrosum”, alla badia cassinese da parte del Vescovo Leone di Bojano.

Le origini dell’insediamento Castrum Petrosum risalgono all’anno Mille, quando i Longobardi edificarono una fortezza, la cui forma squadrata richiama le costruzioni normanne. In seguito alla dominazione angioina, il castello passò in mano dapprima alla famiglia d’Alneto, poi alla signoria dei conti di Isernia, dei Pandone di Venafro, degli Storrente di Gaeta, dei Caracciolo e dei Paolucci, fino ad arrivare ai De Rossi, già noti come de Rubeis, che vi dominarono fino all’eversione della feudalità. Si pensa che dal castello partissero le mura che cingevano l’intero paese.

L’unica testimonianza del passaggio dei De Rossi a Castelpetroso è lo stemma familiare, uno scudo con un leone rampante, scolpito sul portale del castello, lasciato in abbandono quando la famiglia si ritirò a Napoli.

Dopo numerose vendite, cessioni e donazioni, il palazzo fu acquistato dal Comune all’inizio del XX secolo. All’interno dell’edificio sono oggi ospitati un piccolo Museo della Civiltà Contadina, in grado di ripercorrere la storia agreste degli antenati fino alle radici, l’Artistico Presepe molisano i cui elementi rimandano al folklore del luogo, la Fornace e la Bottega del Maniscalco.